venerdì 13 agosto 2010

Traduzione "5 ore con Prince"

La meravigliosa Lole ha regalato al forum Purple Italy una traduzione completa dell'articolo apparso sul "Courrier international". L'articolo, sopratutto l'intervista, ci fa conoscere ancora meglio il personaggio, mostrando nuove sfaccettature del diamante Prince.

Ringrazio ancora Lole per l'energia, per i consigli e per l'aiuto che mi sta dando per far crescere il forum Purple Italy.
A tal proposito vi ricordo di farci un salto, troverete tante notizie su cui discutere.
PURPLE ITALY FORUM






5 ORE CON PRINCE


"Dovrebbe saltare sul primo aereo, è pronto per accordarle un'intervista per domani."
Prince non è più stato sotto i riflettori negli ultimi anni, ma nulla è cambiato.
Il leggendario musicista pop è ancora oggi imprevedibile.
Sono settimane che cerchiamo di organizzare questo incontro, ed ecco che nel momento io cui mi convinco che la cosa non andrà in porto, mi arriva questa e-mail del suo manager.
"Spiacente, ma queste sono le condizioni. Prendere o lasciare, buona fortuna!"

Quando, 32 ore dopo all'aeroporto di Minneapolis, nello stato del Minnesota, riaccendo il mio cellulare, mi arrivano nuove istruzioni.
"Ti verranno a prendere oggi pomeriggio al tuo albergo: è bene che tu sappia che è severamente vietato scattare foto e registrare l'incontro. Dovrai inoltre consegnare il tuo cellulare."
Accidenti!
Le regole sono le stesse delle altre volte, e qui ho la piena certezza che niente è cambiato!
Le rare persone che sono riuscite ad entrare nel santuario di Prince, non ne sono certo uscite con un trofeo.
Nessuna foto per provarlo, nessuna registrazione.
Per quelli che possono averlo dimenticato, non c'è nulla di più misterioso di Prince: questo enigmatico personaggio concede molto raramente delle interviste.
Ai fasti dlla sua gloria, all'epoca dei classici della musica pop come Purple Rain (1984) e Sign of the time (1987), questo ha fatto si che su di lui uscissero storie e voci che hanno poi avuto una "vita propria".
E' ormai diventato impossibile scindere il vero dal falso.
Prince, l'uomo che non dormiva mai e che lavorava senza tregua.
Prince, l'uomo che seduceva una donna dopo l'altra.
Prince, l'uomo che metteva alla porta i suoi musicisti senza delicatezza.
Prince, l'uomo che teneva nascosto nel suo studio di Paisley Park un vero tesoro di registrazioni, tra cui delle sessioni con il leggendario Miles Davis.
Ed ecco che io sono autorizzato ad incontrare Prince.

La mia più grande sorpresa è che arriva prima del previsto.
Shelby, la donna che viene a prendermi all'hotel è una delle sue coriste.
Lei mi accompagna fino all'entrata laterale dell'impersonale complesso bianco che è il quartier generale di Prince: una costruzione grande come uno studio cinematografico, ai bordi di una grande strada.
Una volta all'interno, Shelby sparisce dietro una porta e la sento dire: "Lo faccio entrare?"
E, prima che io abbia avuto il tempo di rendermene conto, mi trovo davanti a lui.
Un attimo!
Non avrei dovuto incontrare prima dieci manager e venti responsabili delle relazioni pubbliche?
Non è forse quello a cui sono abituati tutti i personaggi di un certo calibro?
No.
Un Prince sorridente mi tende la mano: "Come va?"
Io cerco di ricominciare a respirare e a concentrarmi.

Sì, lui è effettivamente piccolo.
Indossa dei vestiti curiosi: delle scarpe bianche, ampi pantaloni bianchi, un gilet bianco senza maniche su una camicia verde a maniche larghe.
"Quello che ti propongo è di ascoltare i miei nuovi pezzi", mi dice con una voce che passa in un istante dalla tonalità grave a quella acuta.
Mi indica uno sgabello in un angolo dell'impressionante sala di controllo del suo studio di registrazione e mi mette delle cuffie sulle orecchie.
"E' così che preferisco ascoltarla", mi dice, "con la musica sia nelle casse che nelle cuffie".
Guarda il mio taccuino: "A casa tua io non prenderei degli appunti. Non sarei naturale. Ascolta e goditela."
Schiaccia 'Play' e sparisce.
Io mi ritrovo là.
Solo.
Nel cuore dell'universo di Prince.
Il posto dove tutto accade.
Qua e là ci sono candele accese.
Sul tavolo di mixaggio vedo il simbolo che usava negli anni in cui non voleva più essere chiamato Prince, quando aveva problemi con la sua casa discografica.
Un po' più lontano c'è un grosso dizionario.
Anche i genii hanno bisogno di aiuto.
Nelle mie orecchie suona una musica.
E che musica!
Io mi aspetavo un Cd pieno di cose mediocri, come tante ne ha fatte negli ultimi anni.
Ma questa è della buona musica!
Molto buona.
Ascolto dei pezzi e dei suoni che mi riportano all'epoca in cui il mondo intero era sotto lo charme di questo musicista così innovativo.
Inizio a sorridere e senza rendermene conto inizio a ballare.
Mi trattengo subito perchè sono convinto che lui ha una telecamera da cui mi può vedere, restando in un altro posto.
Shelby riappare bruscamente.
"Vieni", mi dice.
Mi precede attraverso un corridoio con i muri ricoperti di dischi e che sbuca in una sorta di salone.

E' l'ora della seconda sorpresa.
Prince è seduto davanti ad un grande piano a coda, dallo stile tra il futurista e l'art-deco.
Shelby mi fa sedere su una sedia e raggiunge, a fianco del piano, altre due ragazze vestite completamente di nero.
No! Non è vero!
E invece sì!
Prince inizia a suonare e loro saltano con disinvoltura a 'Diamond and Pearls'.
Io sono stupefatto.
Poi 'Nothing compares to you'.
Io mi do dei pizzicotti.
"Che cosa ti piacerebbe sentire?", mi domanda improvvisamente.
Il nulla..., ma riesco malgrado tutto a formulare un'idea: "Sometimes it snows in April".
Mi sento fortunato.
Loro (le coriste) non rientrano in questo lento brano di 'Parade', l'album da cui è tratta Kiss.
In altre parole le ragazze restano in silenzio e io rimango da solo con Prince che improvvisa su accordi jazz.
"Merci". E' tutto quello che riesco a spiccicare quando ha finito.
"Di niente", mi risponde sorridendo.
Io noto improvvisamente la dolcezza dei suoi occhi neri e timidi, e l'imbarazzo che tradisce il suo piccolo broncio.
"Andiamo, così parliamo un po'?"
Lui tiene la porta per lasciarmi passare e porta sulla terrazza due sedie con le ruote in metallo e le posiziona attorno ad un tavolo rotondo.

Ancora una volta mi domando dove sono i manager e i responsabili delle relazioni pubbliche.
Dov'è la classica persona, con il cronometro in mano, che mi avvisa quando mancano quindici minuti alla fine dell'incontro?
Com'è possibile che non ci sia nessuno in questo grande edificio?
Né una segretaria, né un guardiano?
Ma allo stesso tempo mi rendo conto che questa è la mia intervista.
Adesso.
Qui.
Cosa volevo chiedergli?
Da quale delle trecentocinquanta domande inizio?
"Scusa se non ti permetto di scrivere", si scusa. "Non ho niente in contrario a parlare con te, ma semplicemente non amo le citazioni."
Io inizio a pensare, pur essendo stressato, che questo Prince è un bravo ragazzo.
"Un attimo", mi dice, "vado a prendere una bottiglia d'acqua".
Perchè ha deciso improvvisamente di fare una breve tourné in Europa?
"Semplicemente perchè mi hanno fatto una proposta che difficilmente avrei potuto rifiutare", mi risponde sorridendo.
Sostanzialmente non resiste al richiamo delle "sirene dei soldi"
Dato che non so quanto tempo mi rimane, formulo velocemente la domanda successiva su MJ.
E' curioso che Michael Jackson, la star alla quale sei stato a lungo contrapposto non ci sia più. Michael l'angelo, Prince il piccolo demonio.
La sua risposta, accompagnata da un sorriso, è cortissima:"Prossima domanda".

Mi complimento con lui per i suoi nuovi pezzi.
"E' un vecchio trucco", mi dice sorridendo.
"Io ho già tre album pronti. Sai cosa mi fa arrabbiare? Sono le persone che dicono -Prince? Ah, sì, mi ricordo di lui quando era al top della sua carriera!- E' assurdo! La musica è la mia vita. E' il mio mestiere. Io continuo a lavorare e a migliorare."
"Sono migliorato molto come chitarrista. Quando ascolto i miei vecchi dischi, mi vergogno di come suonavo all'epoca", spiega.
"Ricordo ancora di quando mio padre, lui stesso musicista, mi ha presentato Duke Ellington. Era già molto avanti nella sua carriera. Io non potevo vedere il leggendario Duke Ellington degli esordi, ma ho conosciuto un Duke Ellington più maturo. Ho visto tutto quello di cui era capace, la sua "tavolozza" completa.
Mio padre ha formato la mia educazione sul piano musicale. Mi ha mostrato quello che era importante per uno come Ellington. Mi ha trasmesso che alla fine quello che è essenziale è la musica. Osserva bene, e troverai a casa mia una "tavolozza" altrettanto vasta." aggiunge.
"Io faccio musica costantemente. La mia testa ne è piena. E bisogna farla uscire. E' come un magazzino. Capisci di cosa sto parlando? Si riprende a respirare quando tutto è in ordine. La musica fa parte del mio DNA. E quello che è curioso è che se una cosa che ho in testa non riesce a venir fuori, io non riesco a connettere! Quando un artista fa troppi tour consuma la sua energia. Io ho lo stesso problema nei periodi in cui non suono e non registro. E' allora che mi prende un curioso stato di affaticamento. La musica produce un sacco di effetti sulla gente. Senza dimenticare il semplice fatto che dell'energia elettrica vi attraversa il corpo. Una vita intera a suonare la chitarra ha prodotto qualcosa. Mi sono convinto che se ho ancora tutti questi capelli è proprio grazie all'elettricità".
Sorpreso alzo gli occhi verso di lui.
Nessuna traccia di sorriso.
Parlava seriamente.
Vorrei sapere qualcosa di più riguardo a questo grande enigma al quale lui stesso allude parlando della sua carriera.
Come mai un musicista talentuoso come Prince e così costantemente innovativo ha un fare da "randagio"?
Cito a proposito Sting: "C'è stato un periodo in cui sentivo che quello che facevo era in linea con il tempo che vivevo. Ogni ingranaggio era al suo posto: tutto perfetto. Poi sono cambiate le cose, io non ero più nella fase giusta, è tutto è diventato ben più complicato."
"Semplicemente dipende dall'universo che uno si è creato attorno", mi ribatte vagamente Prince.
"Non esiste 'un'epoca'. Gli ingranaggi sono manovrati da chi controlla la macchina. Quando un pezzo passa sovente in radio diventa una hit. Uno come Sting può in qualunque momento della sua carriera creare una hit, se il suo pezzo verrà trasmesso spesso. Io non amo il termine 'hit'. Non per niente è stato inventato dai gangsters." (ride).
Bene, allora parliamo della musica di oggi.
Una volta disse che voleva dare uno scossone al mondo musicale in modo ottuso portando un po' di suspense e di 'pericolo'.
Cosa pensa quando vede musicisti come Lady Gaga oggi? Non è che siamo un po' al capolinea, in un mondo dove la musica non è più effervescente?
"Beh, effettivamente negli anni 80 c'era un bel po' di eccitazione e di 'pericolo'. Poi è effettivamente diventato tutto troppo pericoloso con eccessi di droga e di violenza nel mondo rap."
E ora?
"Tutto nasce dalla 'music of nature'. Io cerco di essere tutt'uno con la musica. In fin dei conti sto parlando di Geova. Bisogna andare dove si trova Dio. E' così potente. C'è una pace incrollabile nella mia vita, ed è una sensazione che cerco di trasmettere alla gente."
Noi ci siamo.
Malgrado tutto.
Ecco quello che ha dominato la sua vita negli ultimi anni: la fede.
Grazie al musicista Larry Graham è diventato testimone di Geova.
Cerco di convincerlo a raccontare che cosa gli insegnato tutto ciò.
"Non ne voglio parlare troppo." dice timidamente. "Se vuoi ti posso dare dei libri dove potrai cercarti da solo delle risposte. Ti potrei descrivere nei minimi dettagli la strada dove abito, ma tu non potresti capire bene come se tu ti ci trovassi in mezzo. Capisci?".
Io sono di altre vedute.
Cosa pensa quando vede certe sue foto, ad esempio quella sulla copertina di Lovesexy, o quando legge certe frasi oscene che scrisse in alcune sue canzoni di quell'epoca?
Sorride.
"Io vivo nel presente e nell'immediato. Dovresti farlo anche tu. Hai l'aria di un bravo ragazzo!."
Improvvisamente appaiono nel giardino, come uscite dal nulla, due persone che ci raggiungono al nostro tavolo: una giapponese di una certa età e un uomo con un badge al collo.
"Signore" dice quest'ultimo a Prince, con un aria allarmata, "Ci potreste aiutare per favore? Questa signora è venuta dal Giappone per trovare un signore che lavora qui. Avreste il suo numero? Potreste chiamarlo per favore?".
Prince mi lancia uno sguardo malizioso e mi sussurra "Sembra divertente".
L'uomo risulta essere un taxista che ha condotto lì la giapponese direttamente dall'aeroporto.
"E come si chiama l'uomo che sta cercando?" domanda Prince.
"Prince" gli risponde il taxista.
"Prince?"
"Sì! Prince! Lo conoscete? Potreste contattarlo?"
La giapponese osserva la scena con aria confusa, e alla fine riesce a dire "Sono venuta dal giappone apposta per conoscervi".
In un secondo Prince sistema la situazione.
Chiama le coriste e chiede loro di trovare un albergo e il necessario per la giapponese.
Nuovamente mi lancia uno dei suoi sguardi.
"Non si ha il tempo di annoiarsi qui a Paisley Park!"
E io mi domando una volta di più dove sono i manager e i responsabili delle relazioni pubbliche e, in questo caso, dove sono gli agenti della sicurezza.
A ben vedere la situazione parrebbe una buffonata surreale e maledico tutto. Perchè è chiaro che l'incidente ha messo fine alla mia intervista.
Tento un'ultima domanda, ma invano.

Prince entra nell'edificio, in una piccola cucina dove c'è uno schermo piatto.
"Vieni, vorrei mostrarti qualcosa".
Prende il telecomando e cerca un passaggio nel talk show di David Letterman che ha registrato.
"Che cosa ne pensi?"
Una giovane cantante di colore, incredibilmente energica appare sullo schermo: io resto a bocca aperta.
Il suo nome è Janelle Monae.
"Guarda, finchè ci saranno delle cantanti come questa, io non ho di che preoccuparmi. Ecco il mondo della musica oggi: tutti possono creare. Da soli. A me ci sono voluti 15 anni per ottenere la mia libertà e per disfarmi della casa discografica che mi paralizzava.
Nel 1995, dopo 15 anni, 'The most beautiful girl in the wold' è stato il primo singolo che io ho realizzato come artista completamente libero.
Nel 2010 perchè si dovrebbe ancor passare attravero le grandi case discografiche? Non si può far da soli? E' per questo che io propongo la mia musica attraverso giornali e riviste. Dio è generoso, amorevole e caritatevole. Bisogna agire come Dio, così è scritto. Le occasioni non mancano."
Ok, ma perchè ha chiuso il suo sito internet?
"Internet è cosa obsoleta",risponde con una sorta di volta faccia."Perchè dovrei ancora regalare dei nuovi lavori a iTunes? Si rifiutano di darmi un anticipo e poi si arrabbiano perchè non hanno la mia musica. Ti ricordi quando MTV era popolare? Poi, ad un certo punto, MTV è passata di moda. E' la stessa cosa con internet. E' roba vecchia. Inoltre tutti questi computers e tutti questi consigli digitali non hanno niente di buono. Non fanno che riempirci la testa di cifre. E non può essere una cosa positiva per la gente. Una volta avevo un tecnico audio che era ossessionato dalle cifre, ma non ha lavorato qui a lungo. Io non risco ad interagire con dei ragazzi così."
Ok, internet è roba vecchia.
Al momento ha deciso di distribuire il suo nuovo CD tramite la stampa.
Ma quale è il suo modello economico e come pensa al futuro?
Mi guarda dritto negli occhi e ride prima di dirmi "Te lo posso dire ma poi ti dovrei liquidare."
Mi da un colpetto sulla spalla e si avvia per il corridoio.

Io lo guardo e penso a tutte le voci che hanno girato su di lui negli ultimi tempi, a proposito dei suoi problemi alle anche che andrebbero 'rimpiazzate'.
Ma Prince non vuole essere operato perchè essendo testimone di Geova non può fare trasfusioni. Non so cosa stia facendo in merito, ma in ogni caso sembra a posto. Perchè quest'uomo non dimostra i suoi 52 anni; è un giovane diciottenne, anche se indossa scarpe basse e non i suoi eterni tacchi alti.
Mi rendo conto di aver la testa piena.
Troppe cose, troppi pensieri.
Esco dalla piccola cucina e vedo l'immenso simbolo di Prince sul pavimento piastrellato di bianco e nero.
Alzo gli occhi e vedo al primo piano una porta con a fianco la scritta 'knowledge'.
E' la stanza, o appartamento, dove sono sistemati tutti i suoi libri su Geova.
Ed emerge improvvisamente un nuovo Prince: distaccato e impersonale.
"Se non ti spiace vorrei ritirarmici un po'. Avrò un'altra intervista a breve."
Si conceda.
E io mi ritrovo fuori con la stessa velocità di come sono entrato.

Nella mia camera dell'hotel mi ripasso mentalmente quello che ho vissuto. Ma a metà mi addormento.
Sono circa le 22 quando il mio telefono suona.
E' Shelby.
"Dovresti venire subito allo studio. Prince da una piccola festa, sarà divertente."
Ma che cosa mi aspetta realmente?
Così, poco dopo, mi trovo ancora una volta nel parcheggio di Paisley Park, ma vi trovo parcheggiata solo una limousine bianca con i cerchi champagne.
Una festa?
E dove sono gli invitati?
La porta laterale si apre ed appare una donna vestita come per la cerimonia degli Oscar.
"Ancora un attimo di pazienza", mi dice sorridendo , poi sale sull'auto e se ne va.
Si apre un'altra porta e compare Prince.
"Per di qua".
E da questa porta mi trovo improvvisamente in un ambiente notturno.

Due enormi schermi fissati al muro trasmettono Prince che suona.
"E' il mio concerto al festival del jazz a Montreux dell'anno scorso"
Un po' più tardi arrivano anche le tre coriste con due vassoi: uno di verdura cruda, l'altro di frutta.
Mentre mi prendo un pezzo di mango, vedo che sul tavolo viene posato un libro delle Sacre Scritture.
Ci raggiungono un uomo, che potrebbe essere un taxista, così come un testimone di Geova, accompagnato dalla modella di prima, vestita completamente di nero.
Prince me la presenta.
"Questa è Bria".
Certo, Bria Valente, la cantante dell'album Elixer di Lotus Flow3r uscito l'anno scorso.
La donna era la sua fidanzata.
Non potevo credere a quello che sarebbe successo.
Su una scala in un angolo della sala, Prince scivola dietro una postazione ed inizia a fare il VJ.
Sceglie degli spezzoni tratti da vecchie registrazioni di un programma televisivo chiamato 'Soul Train'.
Quando inizia a cantare Marvin Gaye, Prince toglie immediatamente il video esclamando "Playback! Vergogna!"
Quando Sly Stone appare con un costume troppo stretto, ci scherza su: "Sono io che ho inventato questi modelli".
Le donne iniziano a ballare.

Io mi sfrego gli occhi.
Queste sarebbero le feste che organizza Prince, la star mondiale?
Dove sono tutti?
Ma Prince è chiaramente a suo agio.
"Venite, vorrei farvi vedere altre cose."
Ed ecco che ci inoltriamo per i corridoi bui di questo enorme edificio vuoto.
Da qualche parte in un angolo intravedo la moto usata nel film Purple Rain, il grande fiore usato per Lovesexy, ed ancora dischi d'oro.
E quasi senza rendermene conto mi ritrovo nel grande studio dove questo pomeriggio tutto è iniziato.
E, mentre tutti ascoltiamo la musica, lui inizia ad improvvisare con il piano elettrico installato nello studio.
Un pezzo dopo l'altro.
Conclude con la canzone che già mi sembrava particolare dal suo titolo e che ha un ritornello che suona così 'Io amo tutti e tutti mi amano'.
E' surreale.
Lui in mezzo e noi tutti intorno come discepoli ad ascoltare le sue parole.
La situazione diventa ancora più incredibie.
Vuole continuare a suonare nel salone dove troneggia il pianoforte a coda.
Ma non arriva ad accendere le luci.
"Ok, allora andiamo nella sala grande."
Arriviamo così nella sala per concerti, con un parco ricoperto di strumenti.
"L'ho sempre sognato quando ero all'inizio della mia carriera, ed ho lavorato duro nella mia cantina", mi confida sorridendo.
Bria si posiziona al mixer, noi tutti saliamo sul palco.
Il piccolo mago si mette al piano e le coriste dietro ai loro microfoni.
Molti pezzi sono suonati a caso.
Poi Prince dice "Prendete tutti uno strumento!".
Io mi impossesso di due bacchette.
Inizia con 'Come together' dei Beatles.
Io batto sulle percussioni come posso e intanto penso: questo va oltre ogni immaginazione!
Un'intervista a Prince ha già dell'inconcepibile.
E adesso come posso raccontare che sono anche salito su un palco con lui?
E' una follia.
Ma non ho il tempo di pensare.
Tre parole mi fan tornare sulla terra: "Tu sei licenziato!" esclama Prince ridendo.
Poi tutto si dispiega come nel pomeriggio.
Improvvisamente ne ha abbastanza.
Cortesemente lui e Bria accompagnano tutti.
Prince mi posa le mani sulle spalle e si complimenta con me.
Faccio ancora un tentativo.
"Non posso fare foto?"
"E' meglio averlo in testa", mi risponde lui ridendo.
E mi ritrovo là, nell'oscurità, in un parcheggio deserto, accanto ad un grande edificio bianco.

Nella mia camera d'hotel, disteso sul letto, ho la testa che gira.
Avrei ancora tante domande da porgli.
Non è troppo solo?
Ma in fondo la mia risposta l'ho avuta, no?
Non lo so.
Non ho mai visto una superstar così da vicino.
Io ho incontrato l'artista, od ho assistito ad una bellissima opera teatrale?
Niente foto, nessuna registrazione con la sua voce, soltanto una testa piena di ricordi...e una bottiglia d'acqua.
Nessuno mi vorrà credere.

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