lunedì 4 ottobre 2010

Libro del momento "Un' inquietante simmetria" di Audrey Niffenegger


Voglio parlarvi di un libro che mi ha lasciato a dir poco interdetto. Voglio parlarvi di “un'inquietante simmetria” l’ultima fatica di Audrey Niffenegger.
Partiamo spendendo due parole sull’autrice di questo romanzo.
Audrey Niffenegger è la scrittrice che ha dato vita a quella piccola perla chiamata “la donna dell’uomo che viaggiava nel tempo”.
Chi ha letto il primo romanzo della Niffenegger non poteva che riporre grandi aspettative per la seconda mossa della scrittrice statunitense.
Si, perché “la donna dell…” era ed è un libro interessante, scorrevole, poetico, originale, doloroso e indimenticabile, vi consiglio vivamente una lettura ma vi avverto, preparatevi.
Vi dico solo che, dopo avere letto quel libro, ho dovuto leggere un paio di saggi tecnici su come costruire altiforni industriali e macchine per la produzione di tondini d’acciaio o se preferite un paragone diverso, diciamo che ho perso sicuramente qualche anno di vita.
Perciò se siete in vena di follie, prego, accomodatevi...

Ecco, immaginate con quali aspettative mi sono avvicinato al nuovo romanzo.
Aspettative, purtroppo, tradite.
Il romanzo ci racconta di Julia e Valentina, due gemelle che vivono una vita tutto sommato tranquilla. Tranquilla fino al momento in cui ricevono una misteriosa lettera indirizzata loro dalla zia materna Elspeth, gemella a sua volta della loro madre e mai conosciuta. Dalla lettera vengono a sapere della morte della zia e di avere ereditato il suo appartamento londinese, alla condizione di viverci per un anno.
Dopo avere avuto il permesso dei genitori, Julia e Valentina partono per l’Inghilterra. Quello che Julia e Valentina troveranno è un appartamento vicino al cimitero di Highgate, in un palazzo abitato da curiosi personaggi che conoscevano assai bene la zia. Elspeth però non è del tutto scomparsa, anzi… ben presto inizierà ad interagire con le gemelle e non solo.
Vista la premessa, abbastanza interessante, si poteva immaginare uno svolgimento altrettanto particolare. In primis è proprio qui che la nostra scrittrice inizia a toppare alla grande, la noia inizia ben presto a prendere il sopravvento e le piccole “scosse emozionali” vengono relegate a poche, ben ispirate, righe.
La cosa che più non convince però è il susseguirsi di colpi di scena, soprattutto verso la fine del libro. Colpi di scena uno più folle, malato e forzato dell’altro.
Ecco, credo d’avere utilizzato la parola corretta. MALATO.
Chiarisco subito che non ho nulla contro gli aspetti “malati” di una storia.
Qui il punto è un altro.
Mi perdoni la rispettabilissima e talentuosa Audrey ma semplicemente qualcosa non funziona. Prima di tutto credo che i personaggi si muovano e prendano decisioni alquanto discutibili e … malate appunto.
Viene da chiedersi, per quale motivo lei dovrebbe fare così? Per quale motivo lui dovrebbe rispondere cosà? Se a me capitasse una certa cosa mi comporterei così, mi aspetterei che qualcuno si comportasse così?
No, no e poi no.
Sembra che la Niffenegger sia proprio partita dalla svolta principale del romanzo per poi costruire tutti i personaggi e le situazioni in maniera posticcia e poco coerente.
I personaggi lasciano ben poco al lettore, soprattutto le due gemelle, alle quali non ci si riesce mai ad affezionare e nemmeno a provare empatia per loro, in questo caso grossissimo problema visto l’evolversi degli eventi.
Elspeth è inquietante ma forse in un modo involontario rispetto all’idea della scrittrice, altro grosso problema.
Per Robert il problema è ancora una certa difficoltà ad appassionarsi alla sua storia e a provare simpatia/empatia per lui.
L’unico personaggio che realmente, in molti punti del libro, mi ha affascinato è Martin che con tutte le sue manie e il suo modo di fare incuriosisce e affascina a ogni entrata in scena.
La descrizione di una fissa mentale di Martin, ancora all'inizio del libro, è qualcosa di memorabile.
Il resto è sostanzialmente un sussegguirsi di situazioni abbastanza noiose che ci porteranno verso un finale più interessante ma poco ispirato
E' proprio vero, a volte le grandi aspettative possono portare a grandi delusioni.
Sarà per la prossima...

1 commento:

  1. Io lessi all'epoca "La moglie dell'uomo che viaggiava nel tempo", ora ho letto "Inquietante..." e dopo ho riletto il primo libro, e alla fine ho capito (creduto di capire) che entrambi parlano della stessa cosa: del sentimento del lutto. Nel primo libro la perdita è recente, il lutto è ancora un sentimento caldo e vivo, porta a pensare che la morte non basta a separarci da chi amiamo davvero, porta a ripensare alla vita passata con la persona perduta per flash che saltano da un momento all'altro... Nel secondo libro c'è la percezione del fatto che ad un certo punto occorre accettare il taglio operato dalla morte, bisogna dire addio a chi abbiamo perduto, che il lutto deve evolvere, altrimenti diviene distruzione. Anzi, che esiste un amore possessivo (quello di Julia per Valentina, quello di Elspeth per la vita e per Robert) che è distruzione e orrore. E che esiste una capacità di accettare la debolezza propria e altrui che attraverso strade tortuose costruisce vita (L'amore di Martin e della moglie)

    RispondiElimina